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Elezioni Francia 2015, analisi e analogie tra Front National, Salvini, Podemos e Donald Trump

Firma_02-300x200Sette regioni ai repubblicani conservatori di Nicolas Sarkozy e 5 ai socialisti di Francois Hollande. L’estrema destra guidata da Marine Le Pen esce dai ballottaggi delle regionali francesi nettamente ridimensionata, ma con la convinzione di aver ottenuto “una vittoria morale, una sconfitta gloriosa”. Per sconfiggerla c’è stata bisogno dell’alleanza repubblicani-socialisti. La Francia si risveglia bipolare, come tutte le democrazie occidentali, e con una leader, Marine (nella foto), che guida il primo partito nel Paese, ma che oggi non avrebbe alcuna chance di diventare capo dello Stato. Ma l’obiettivo è quello delle Presidenziali del maggio 2017, dove scaverà una distanza ancora più ampia tra le elites parigine e il resto del popolo.
COME SE NON FOSSE SUCCESSO “NIENTE” – Sono bastati o, a seconda dell’opinione, si sono resi necessari 4 milioni di francesi alle urne in più rispetto al primo turno e una storica alleanza tra i socialisti di Hollande e i repubblicani di Sarkozy per sconfiggere il ciclone Le Pen & Front National.
– Al primo turno erano state proprio Marine e Marion le vincitrici assolute, ma il ballottaggio ha consegnato alla Francia una realtà molto diversa, una realtà più consona, più storica, più tradizionale. Insomma, la realtà francese.
– Una realtà che si regge su un sistema bipolare dove sono i socialisti, ora guidati da Francoise Hollande e Valls, e i repubblicani, che vedono in Sarkozy il loro leader, a spartirsi le regioni.
– Una realtà che però non può non tenere conto del risultato del primo turno, di quello che da destra e da sinistra hanno ribattezzato come una pericolosa deriva, un messaggio che non deve essere nascosto, ma che deve essere tenuto in considerazione per evitare che le Presidenziali del maggio 2017 si trasformino in una concreta cavalcata del Front National.
I NUMERI CAMBIANO, LE IDEE RESTANO – Vincitrice indiscussa al primo turno, bersaglio comune dopo i ballottaggi. Marine Le Pen va comunque fiera di questo risultato perché “ci sono vittorie senza gloria e sconfitte gloriose”. E quella dello scorso weekend è, per lei e per la nipote Marion, una sconfitta gloriosa visto che è maturata solo con una grande alleanza di socialisti e repubblicani.
– Ma proprio questa “alleanza verso la paura” rischia di diventare il volano principale del Front National verso le Presidenziali del maggio 2017. Manca un anno e mezzo, ma i temi sono e rischiano di essere tutti a favore della Le Pen.
– Il terrorismo e l’immigrazione sono temi che la Francia si trova costretta ad affrontare a un mese dalla sconvolgente notte di Parigi. Non solo i morti; c’è una ferita profonda, c’è il ricordo di una terribile serata, ci sono ricoverati negli ospedali che rischiano la vita e altri che non potranno più camminare.
– Serve una visione, un progetto, una speranza. Per battere la Le Pen alle Presidenziali che si svolgeranno fra un anno e mezzo servono risultati e idee serie che possano cambiare la vita quotidiana; una scintilla che riesca a convincere i francesi a votare per il proprio sistema e non contro il proprio sistema.
– Gli argomenti cavalcabili dal Front National sono tanti e la paura, la rabbia, la delusione, la sfiducia rischiano di prevalere. E se prevarranno, è lecito attendersi che si trasformeranno in consensi. E che saranno appannaggio del Front National.
UN VOTO CHE SERVE DA MONITO PER L’EUROPA… – Populisti per alcuni, leader del futuro per altri. Una cosa emerge nettamente dal voto francese: i nuovi partiti rivoluzionari hanno un grande bacino di consensi, ma al momento non sono ancora in grado di vincere un’elezione sul doppio turno.
– Ma visto il risultato del primo turno, in Francia la Le Pen è arrivata davvero a un passo dal farcela. Un fenomeno che si è diffuso in tutta Europa dove troviamo socialisti ovunque in grave crisi e centrodestra che fatica ad avere i voti per governare da solo.
– E allora si apre la strada della grande coalizione, come successo domenica in Francia tra socialisti e repubblicani, o come avviene in Germania da due anni.
… MA ANCHE PER GLI STATI UNITI – Una pericolosa deriva che sta colpendo anche gli Stati Uniti d’America che in queste settimane stanno conoscendo quello che potrebbe essere il candidato repubblicano alle prossime presidenziali: Donald Trump.
– Magnate americano dalle uscite estreme e dalle idee non certo comuni. Come quella di “arrivare a chiudere Internet in alcune zone. Altro che libertà di parola, è gente stolta” o l’idea di bloccare l’ingresso in America agli Islamici.
NEL WEEKEND FOCUS SULLA SPAGNA – E sarà certo interessante analizzare come andranno nel prossimo weekend le elezioni spagnole, con Pablo Iglesias e il suo Podemos in netto ribasso rispetto a un anno fa quando i sondaggi lo davano a 28%, il doppio dell’attuale pubblico.
– Personaggio estroso ed estroverso, Pablo Iglesias nel corso dell’ultimo anno ha visto dimezzarsi il consenso attorno alla propria creatura, Podemos, anche per via degli scandali finanziari che l’hanno coinvolto e dei presunti traffici con il Venezuela.
– Nato nella periferia ribelle di Madrid, Iglesias ha una dialettica molto flessibile che gli permette di affrontare facilmente invettive populiste che fanno breccia verso il “contro il sistema”, verso la rivolta contro le istituzioni, i partiti e i sindacati.
IN PALIO IL FUTURO DELL’EUROPA – Inutile nascondersi. In palio c’è il futuro dell’Europa, il futuro di un Continente che non vede più nella sua classe politica quegli statisti che hanno saputo gettare le basi di una ricostruzione post-Seconda Guerra Mondiale.
– E allora appare inutile esultare per la non vittoria del Front National in Francia. La lezione Marine Le Pen l’ha data a tutti. Ora tocca agli altri prenderne atto e cercare delle risposte credibili. Foto in evidenza: wikipedia.org

Matteo Torti

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