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Fiducia governo Letta, Berlusconi cambia idea e mantiene in vita l’esecutivo. Motivi, analisi,dettagli

Come possiamo commentare quanto successo tra i banchi della politica italiana in questi ultimi tre giorni e mezzo? Responsabilità verso il Paese? Meglio lasciar perdere. Tanto clamore per nulla. Chi si aspettava che Silvio Berlusconi proseguisse sulla sua linea dura di far cadere il governo Letta è rimasto deluso. Le “colombe” della destra hanno vinto sui “falchi”. A perdere, come sempre, sono stati i cittadini che hanno dovuto subire l’incremento dell’Iva.

 

“CHE BARBA CHE NOIA” DIREBBE LA MONDAINI. NE SIAMO SICURI? – Il leader del Pdl, nel primo pomeriggio di ieri, ha accolto con favore l’invito proveniente dall’ala moderata del suo partito ed ha deciso di votare la fiducia a Letta.

– Si va avanti con la “strana maggioranza”, tutto come prima. Esattamente tutto come prima; tranne un piccolo particolare: l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva, salita al 22% da martedì 1° ottobre 2013.

– Un piccolo ed esile balzello a carico dei cittadini; gli unici che hanno notato qualcosa di diverso rispetto alle 18.37 di sabato 28 settembre 2013.

– E allora era proprio necessario tutto questo clamore? Per cosa poi? Per pregiudizio? Per irresponsabilità? Per perseguire obiettivi propri? Per avere, in futuro, più potere contrattuale? Per non piegarsi ad un compromesso?

 

TUTTI I NUMERI DEL “NUOVO” GOVERNO LETTA – Sono le 14.54 circa quando il governo Letta scopre di aver ottenuto la fiducia al Senato. I numeri sono chiari: 235 voti a favore e 70 contrari; 305 i votanti sui 307 senatori presenti. Anche la Camera conferma la fiducia con 435 sì e 162 no.

– Tra i senatori a vita non hanno votato Carlo Azeglio Ciampi, Renzo Piano e Claudio Abbado.

– Per quanto riguarda i senatori del Pdl assenti o non votanti spiccano Sandro Bondi, Francesco Nitto Palma, Alessandra Mussolini, Augusto Minzolini, Remigio Ceroni e Manuela Repetti.

 

TRA DISSIDENTI E DIVERSAMENTE BERLUSCONIANI – “Nel partito non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia – ha spiegato Alfano – se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano”

– E’ stato molto eloquente Angelino Alfano nel commentare, nella serata di sabato 28 settembre, la scissione in essere nel Pdl. Le “colombe” a voler scongiurare una crisi di governo ed i “falchi” accodati alla decisione di Berlusconi di far dimettere i suoi ministri.

– E chi imputava ad Alfano di avere una personalità pari a zero si è dovuto ricredere. Ci sono voluti tre giorni, ma alla fine è stata la linea del Segretario a prevalere. Alla votazione al Senato martedì pomeriggio non ci sono stati dissidenti, semplicemente perché la linea dell’intero partito è cambiata.

– Ed è cambiata quando, alle 13.32, Silvio Berlusconi si è così espresso: “Mettendo insieme le aspettative e il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che produca riforme istituzionali e strutturali abbiamo deciso, non senza interno travaglio, per il voto di fiducia”.

– Eloquente il commento di Enrico Letta che, ripreso dalle telecamere della diretta televisiva, si lascia scappare un “Che grande” riferendosi all’ex premier di centrodestra.

 

CON LO STESSO GOVERNO, MA CON UN PUNTO IN PIU’ DI IVA. E ORA? – Tutto molto chiaro. La maggioranza è sostanzialmente la stessa, il governo non è cambiato, la squadra dei ministri è immutata ed il premier è sempre Enrico Letta.

– Cosa c’è di differente rispetto alle 18.37 di sabato 28 settembre? Un piccolo dettaglio che interessa molto i cittadini italiani: l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria dell’Iva.

– Cosa attendersi ora dall’esecutivo? Una cosa è certa: con la fiducia incassata oggi, il governo guidato da Enrico Letta vede con maggiore franchezza e fiducia l’intero 2014. Difficile che tra qualche mese si possa ripetere questa situazione.

– Il premier, dopo aver ottenuto la fiducia, si è lasciato andare in un discorso programmatico sicuramente interessante. Resta da capire se avrà sufficienti margini di manovra per realizzare quanto ha annunciato: riduzione della tassazione sul lavoro e del cuneo fiscale, riforma elettorale, riforma della giustizia e delle carceri.

 

SI STA DELINEANDO IL POST-BERLUSCONI? – “L’Italia ha bisogno che non ci siano più ricatti, tipo <o si fa questo o cade il governo>, anche perché si è dimostrato che il governo non cade – ha detto Letta -. Oggi c’è stato un risultato come lo intendo io, che ci sarebbe stato comunque, per essere chiari fino in fondo”.

– Sgomberando il campo dai campanilismi, come dargli torto? Le dichiarazioni e le mosse degli ultimi tre giorni hanno dimostrato che, dietrofront o meno, una buona parte dei senatori del Pdl (20-25 secondo le stime) avrebbe comunque garantito la fiducia all’attuale premier.

– Il passo indietro di Berlusconi sembra dettato dalla volontà di non perdere parte dell’elettorato di riferimento. Il leader del Pdl, però, non sembra più in grado di tenere unito il partito che ha fondato.

– E questo è dimostrato dal fatto che nel pomeriggio di ieri si è creato un gruppo parlamentare degli “alfaniani” al quale hanno aderito, al momento, 23 senatori. Tra loro spiccano Formigoni, Giovanardi, Sacconi e Quagliariello. L’unico ministro che momentaneamente ha aderito è la Lorenzin. Stessa sorte alla Camera, dove il gruppo conta per ora 26 deputati secessionisti.

– In molti hanno preconizzato ad Alfano un Fini-bis, ma ciò che è certo è che in pochi credevano che il vice-premier fosse capace di un atto di ribellione così forte, determinato e risolutivo. La fiducia a Letta dell’intero Pdl conferma la posizione di forza degli “alfaniani”, popolari e vicini all’idea “montiana”, e la posizione di debolezza dei “falchi”, più orientati ad un’ottica populista ed aizzante.

– Di fatto ieri si sono formate due destre. Parlare di viale del tramonto per il leader del Pdl sembra inappropriato, ma pensare che il post-Berlusconi si stia delineando è più che realistico.

 

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Matteo Torti

 

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