Cronaca

Irregolarità appalti Regione Piemonte, cinque indagati per variante da 56 milioni di euro

GDF_foto_darchivio-300x225La Guardia di Finanza di Torino, su delega della Procura della Repubblica, ha proceduto alla notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di cinque persone indagate, in concorso tra loro, per i reati di corruzione, abuso d’ufficio, falso ideologico e di due società, per illecito amministrativo dipendente da reato.
Secondo quanto spiegato, i provvedimenti notificati sono stati emessi dall’Autorità Giudiziaria al termine delle indagini volte a verificare presunte irregolarità nelle procedure d’appalto per la realizzazione del nuovo complesso amministrativo e istituzionale della Regione Piemonte. Gli accertamenti svolti hanno portato ad individuare alcune condotte, stando all’ipotesi dell’accusa, illecite, tra il 2011 e il 2013, dal titolare occulto di una società di esecuzione di lavori edili e stradali e da alcuni dirigenti e funzionari della Regione Piemonte.
Avrebbero approvato una proposta di variante migliorativa del progetto esecutivo oggetto del contratto ed incidente su elementi strutturali del progetto, avente un valore complessivo superiore a 56 milioni di euro (su un totale di opere di 208 milioni di euro circa), senza alcun vaglio sulla reale necessità, convenienza e miglioria apportata dalla variante stessa.
Secondo l’accusa, inoltre, i funzionari pubblici avrebbero recepito, senza effettuare controlli e verifiche, il quadro economico della variante, proposto dalla società cooperativa incaricata della realizzazione dell’opera, che rappresentava un risparmio per la Regione di poco superiore a 13.000 euro, stabilito convenzionalmente e non verificato attraverso appositi computi metrici.
Hanno, infine, consentito l’esecuzione delle opere oggetto di variante prima della verifica dei progetti esecutivi e della regolare approvazione della variante stessa. Nella prospettiva accusatoria, la società di esecuzione di lavori edili e stradali, riconducibile al marito della dirigente della Regione Piemonte, già responsabile unico del procedimento della gara d’appalto, avrebbe ricevuto, in cambio di tali comportamenti omissivi, contratti in sub appalto, nello stesso cantiere, per opere di movimento terra, per un importo superiore a 4,8 milioni di euro.
Per consentire tali affidamenti in sub appalto i dirigenti e funzionari della Regione Piemonte hanno, secondo l’accusa, avrebbero attestato falsamente, in una determina dirigenziale e con parere favorevole del direttore dei lavori, che gli interventi da eseguire a cura della predetta azienda rientravano in una categoria di opere generali, invece che in una di opere specializzate procurando, all’azienda stessa, un vantaggio ingiusto derivante dall’ottenere una commessa in appalti pubblici per lavori che non avrebbe potuto svolgere, in quanto non in possesso dei requisiti di qualificazione SOA (attestazione di qualificazione per la partecipazione a gare d’appalto per l’esecuzione di appalti pubblici di lavori, rilasciata da Organismi di Attestazione autorizzati), richiesti per tali importi contrattuali. Nel corso delle indagini sarebbero emerse anche attestazioni che si presumono false, da parte di un funzionario della Regione Piemonte, in un verbale che certificava la ripresa di lavori, in precedenza sospesi, ma in realtà proseguiti senza interruzioni e per i quali, a causa della fittizia sospensione, era stata concessa una proroga del loro termine di esecuzione.
Tra la documentazione esaminata dai militari della Guardia di Finanza è stata altresì individuata una determina dirigenziale, nella quale il responsabile unico dell’appalto avrebbe attestato falsamente (secondo l’accusa) che il progettista aveva approvato le soluzioni proposte con la variante migliorativa, omettendo di riportare le parti della comunicazione in cui lo stesso progettista evidenziava l’esigenza di ulteriori approfondimenti e controlli. Infine, nei confronti dell’azienda incaricata dell’esecuzione dei lavori edili e stradali e della società cooperativa, capofila dell’associazione temporanea di imprese impegnata nella realizzazione del nuovo complesso amministrativo ed istituzionale della Regione Piemonte, è stato contestato l’illecito amministrativo dipendente da reato, avente ad oggetto, rispettivamente, per la prima società, il vantaggio ottenuto dai predetti contratti in sub appalto e, per la seconda società, il risparmio di costi di costruzione dell’opera, conseguente all’approvazione della variante.

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