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Intervista a Robert Berry, il musicista americano racconta “3.2 Third Impression”

Un piacevole ritorno su CronacaTorino: il musicista Robert Berry. L’occasione è l’arrivo dell’album “3.2 Third Impression”. L’ennesimo capolavoro di un compositore incredibile, ma anche il tributo all’amico e collega Keith Emerson.
Un viaggio musicale bellissimo con un pizzico di Italia. Ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao Robert, come stai?

Ciao, sto benissimo. Ho sfruttato al massimo il tempo lo scorso anno.
Questo virus ha completamente cambiato la nostra vita. Come stai attraversando questo periodo?
Sì, il virus è stato brutale, ma ci ha anche insegnato alcune cose. Forse dovremmo essere tutti più attenti nel disinfettare le cose. Non possiamo sapere se questa situazione potrà ripresentarsi in futuro, magari in forma anche più grave. Ma ora siamo pronti per questo, sì? Io sono stato molto fortunato. Mi piace dire che ho vissuto come un cantante per tutta la vita. Ho sempre portato una bottiglia di Purell in tasca. Non potevo permettermi nemmeno un raffreddore in tour per poter cantare al massimo delle mie possibilità. Quindi vivo quasi normalmente. E penso che se le persone accettassero la nuova normalità vivendo quasi come “un cantante” non dovrebbero così aver paura di ciò che c’è o che potrebbe venire in futuro. Detto questo, dobbiamo comunque stare sempre attenti, ma non aver paura di vivere.
Cosa devono aspettarsi i fan da “Third Impression”?
Questo è il terzo e ultimo album di quella che chiamo la trilogia del “3”. È iniziato tutto con Emerson, Berry e Palmer. Successivamente è diventato Emerson, Berry e ora per l’ultimo album devo pensare a come posso onorare il “3”.
Mi sono assicurato di sentire che Keith si sarebbe divertito a lavorare su queste nuove canzoni, che ne sarei stato orgoglioso e ho continuato quello che avevamo iniziato in due. Inoltre c’è l’ultimo pezzo che io e Keith abbiamo scritto su questo album. È altresì l’ultima canzone di “Third Impression” e si chiama “Never”. È un grande pezzo di musica che arriva a quasi 9 minuti.
Purtroppo non potrò mai più scrivere e registrare con il grande Keith Emerson. È un momento agrodolce per me, ma questo è comunque un album di cui sono incredibilmente orgoglioso.
C’è una canzone a cui sei particolarmente legato?
Ovviamente “Never” è molto importante per me, ma c’è anche una canzone in questo album chiamata “A Bond Of Union”. Ho perso mia madre qualche anno fa e ho scritto questa canzone per lei. Non l’ho cantata al suo funerale e non era mai stata eseguita da nessuna parte. Ho pensato che questo sarebbe stato il tributo perfetto a una grande signora che ha guidato la mia vita e la mia formazione musicale. È anche una canzone in cui spero che molte persone troveranno i loro genitori e anche loro stesse come genitori.
Come crei solitamente una canzone?
Non so da dove vengono le canzoni quando inizio a scrivere. Qualcosa mi ispira e metto semplicemente la penna sul foglio e inizio scrivere testi. Li lascio fluire e non interrompo mai la creatività anche se in quel momento non ha senso.
Mi piace dire “è più facile aggiustare un’idea piuttosto che averne una”. Quindi torno indietro mentre creo la musica e “aggiusto” i testi mentre sento che si fondono con le note.
Non c’è niente di più gratificante che iniziare con niente e in un breve lasso di tempo avere qualcosa per una nuova creazione.
La pandemia ti ha ispirato in modo diverso?
No, non l’ha fatto. Ma gli atteggiamenti politici e personali negativi di così tante persone in questo momento mi hanno influenzato nel pensare che stiamo perdendo la battaglia dell’essere gentili. Se non recuperiamo la gentilezza nel mondo, siamo diretti verso un’esistenza molto triste. Pandemie, lotte, risultati, fallimenti: vanno e vengono. Ma vivere una vita piena, stimolante e premurosa credo porti felicità e un senso di appagamento.
Progetti per questo 2021?
La mia speranza è di realizzare il tour in Europa che avrei dovuto fare nel 2020. Ci sono alcuni album del passato che verranno ristampati e c’è anche un video live 3.2 del tour che uscirà. Scrivo continuamente e spero di avere qualcosa di nuovo da far uscire a metà del 2021.
Hai lavorato a lungo con Keith Emerson. Com’è stato lavorare con lui?
Keith non era solo il miglior tastierista che abbia mai conosciuto, ma era davvero un grande essere umano. Gli importava di tutti. Era simpatico, sempre creativo e sempre divertente. È un peccato che non sentisse di avere il supporto per superare i suoi problemi. Mi manca terribilmente. La musica che abbiamo fatto insieme rappresenta il periodo migliore della mia vita da musicista.
C’è un artista con cui vorresti lavorare?
Ho sempre avuto questa lista impossibile: Jeff Beck sarebbe fantastico, ma credo anche che potrei fare qualcosa di veramente speciale con Paul McCartney.
Negli ultimi tempi sono stato molto interessato alla band Saga. Ian, il loro chitarrista, secondo me è una sorta di Steve Howe che incontra Jeff Beck.
Siamo italiani. Hai ricordi particolari legati al nostro Paese?
Sono mezzo italiano. La buona metà. (ride)
Per qualche ragione, sia io che mio cugino Pat Hellman siamo in sintonia con il nostro lato italiano dei nostri geni. Pat in realtà si è trasferito in Italia e vive lì in un posto fantastico. Sono geloso, ma arriverò presto e mi gusterò quello che sento nel sangue.
Ultima domanda: un messaggio per i tuoi fan italiani
Il mio sogno è venire in Italia e suonare per voi, ma anche visitare tanti posti che ho visto solo in foto. La mia casa discografica è lì e loro sono stati molto importanti per la mia carriera. Ci sono tante, tante cose belle per il futuro, ma oltre ad essere un tifoso della Ferrari, non vedo l’ora di venire a stringervi la mano e ringraziarvi il supporto alla mia musica e i miei sogni.
Saluti, Robert
(A.G.)

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