A pochi passi dalla frontiera tra Piemonte e Francia c’è la cittadina di Gap. Proprio lì l’allenatore di hockey su ghiaccio italocanadese, Luciano Basile, ha appena firmato una delle imprese sportive più significative: due anni e due volte Campione di Francia, con due squadre differenti. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e ha voluto raccontarci del passaggio, da Briançon a Gap, ma anche la vittoria e una amicizia con l’allenatore della Roma, Rudi Garcia
Ciao Luciano, comincio con i complimenti per l’ennesima grande stagione sui campi di hockey su ghiaccio francese. Hai vinto in due anni il titolo e con due diverse squadre…. Spiegaci cosa provi dopo un simile traguardo
– Beh…. Innanzitutto soddisfazione per i giocatori, perché ho avuto un gruppo che non ha mai mollato. Non avevo una squadra con grandissimo talento, ma sicuramente molto unita, e già da agosto si era vista una grandissima voglia… Questi ragazzi hanno un’etica di lavoro che davvero mi ha stupito.
– Rispetto ai traguardi raggiunti, sto realizzando adesso… Si tratta di vittorie così grandi, che è difficile assimilarle! In questi giorni sto cominciando a capire che è qualcosa che non accade spesso… E’ molto particolare…. E me lo sto godendo. Prendo però le cose come vengono e sto già lavorando per preparare il prossimo anno.
– La mia partenza da Briançon non è stata facile… Un po’ perché lasciavo un posto dove son stato per tanti anni e perché sono partito un po’ deluso, all’inizio volevo rimanere. Stavo cercando di spiegare ai miei dirigenti che c’era bisogno di cambiare e di un progetto diverso e nuovo, ma non mi hanno ascoltato.
– Io sono sempre stato molto umile, anche quando vincevamo. Volevo un passo indietro e costruire meglio la struttura del club e fare una squadra con dei giovani. Ho sentito una mancanza di fiducia e riconoscenza verso di me, da parte della società. Oggi, con Viktor, si stanno lanciando nel progetto che avevo proposto io… Lo stesso che un anno fa non avevano compreso.
– Volevo poi dimostrare a certe persone che valevo di più di quello che pensavano. Diversi sostenevano che io non fossi poi così importante e che dunque potevo essere sostituito. Avevo voglia di dimostrare il mio valore e questa rabbia positiva mi ha fatto bene.
Quando hai capito di poter vincere?
– Beh, intanto avevo un piccolo sogno quando ho firmato a Gap. Avevo detto alla mia compagna e all’amico Rudi Garcia (l’allenatore della Roma), quando ero in vacanza in Spagna, che non c’era nessun allenatore ad averlo fatto.
– Io e Rudi ci conosciamo da 12 anni e d’estate ci vediamo spesso… Avevo parlato del mio sogno e la mia compagna rideva, dicendo che non era possibile. Credo che si debba sognare nella vita, perché spesso ci mettiamo noi dei limiti.
– Quel sogno è stato davvero importante. Non so da quando ci ho creduto, anche a 5 minuti dalla fine non riuscivo a crederci… Abbiamo lavorato tutti tanto e penso che ci sia stata una svolta quando abbiamo mandato via Lévesque e preso Ritz.
– Ho contattato Nicolas e gli ho detto che, se fosse venuto, ci saremmo potuti giocare il titolo. Con lui ho potuto far giocare Richter e tenere Ruikka, che son riuscito a far giocare per le ultime tre gare della stagione dopo un gran lavoro del nostro fisioterapista
La domanda forse più banale: Cosa vuol fare Basile dopo tutte queste vittorie, ma soprattutto che progetto c’è a Gap?
– Io voglio vincere sempre, anche le amichevoli! Sono molto competitivo e quando inizi a vincere vuoi farlo sempre. Adesso però c’è una ricerca minore di nuovi trofei e più voglia di aiutare il club che mi ha dato molto fiducia. Qui ho trovato tutto quello che non c’era a Briançon, dove certi tifosi continuano anche oggi a dire che quando sono arrivato da loro ero scarso, anche se non è vero!
– Quando sono arrivato da loro, il miglior risultato era un secondo posto raggiunto nel 1988. Arrivai in un momento difficile: eravamo 14esimi su 15. Quell’anno vincemmo il Trophée National, che dava il nono posto in campionato, e nel secondo anno eravamo quinti con finale in Coppa di Francia.
– Poi per 9 anni siamo sempre arrivati nelle prime quattro, nelle competizioni siamo finiti 7 volte secondi e ho vinto 5 titoli. Sentirmi dire che ero bravo solo alla fine, fa male; Briançon mi ha dato la possibilità di crescere, però sono andato via con tantissime persone che hanno sempre minimizzato quello che facevo.
– Quando sono arrivato a Gap, invece, probabilmente anche perché son arrivato con un bel credito, ho trovato un buon consenso… C’è anche troppa fiducia e sento la pressione del non deluderli.
– Non voglio che succeda qui quello che è successo a Briancon; non volevo che accadesse e non voglio che qui, appena me ne vado, si distrugga quello che ho creato .
– In questa stagione abbiamo guadagnato bene e i soldi saranno usati per la squadra, per un nuovo allenatore giovanile e per un commerciale.
Cosa ti aspetti dal Mondiale con la Spagna?
– Beh, lì vado a dare una mano…. Per me è un mondo fatto di giocatori non professionisti… Vorrei mantenere la squadra nella Div 2A e anche con una squadra giovane. Stiamo lavorando per un cambio generazionale, e mantenere un buon livello per tutti.
Dopo l’esperienza spagnola ti piacerebbe allenare un’altra Nazionale? Magari l’Italia….
– Sicuramente mi piacerebbe allenare un’altra Nazionale. L’Italia adesso ha un bravo allenatore, Stefan Mair, a cui auguro il meglio per i Mondiali. Per me, non so se sarebbe davvero un’ottima cosa: in Italia non ho lasciato ottimi ricordi e non voglio tornare per lottare contro persone che mi criticano e non mi ritengono all’altezza.
– Se ci fosse la possibilità, comunque, sarebbe bello; culturalmente sono probabilmente più italiano che canadese, o comunque un perfetto italocanadese, cresciuto parlando italiano in casa. A livello di hockey, però, il mio meglio l’ho fatto in Francia. Non dico di no ad una cosa del genere, comunque.
– Per adesso, ad ogni modo, non ho ricevuto nessuna chiamata. Bisognerebbe parlarne, il problema è che in Italia son passato proprio all’inizio della mia carriera ed è in Francia dove ho dimostrato qualcosa.
Ultima domanda: un sogno di Luciano Basile
Vorrei continuare ad avere un equilibrio tra hockey e famiglia. Io ho due figli, uno di 12 e uno di 3; spero dunque di allenare e stare sempre vicino a loro e penso, al rischio di sembrare arrogante, di essere ben guardato per quanto ho fatto come allenatore. Vorrei prima o poi avere una chance per salire di livello, ma se il mio successo è continuare a lavorare, è anche davvero importante continuare a crescere la mia famiglia.
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Alessandro Gazzera
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