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Al Castello di Rivoli Domenica 9 febbraio Marco Proserpio il film su Bansky

In occasione dell’anno di iniziative di Torino Città del Cinema, domenica 9 febbraio alle 16 il teatrino del Castello di Rivoli, in piazzale Mafalda di Savoia, ospita la presentazione de «L’uomo che rubò Banksy» di Marco Proserpio, film che racconta il mondo della street art e Banksy, il più importante street artist. All’appuntamento, organizzato da Distretto Cinema insieme al Museo d’arte Contemporanea di Rivoli, parteciperà il regista.
Diretto da Marco Proserpio e narrato da Iggy Pop il film-evento sull’artista e writer inglese racconta l’arte, ma anche culture in conflitto, identità e mercato nero.
È il 2007. Banksy e la sua squadra si introducono nei territori occupati e firmano a modo loro case e muri di cinta. I palestinesi, però, non gradiscono. Il murale del soldato israeliano che chiede i documenti all’asino li manda su tutte le furie: passi l’essersi introdotto nei territori e l’aver agito senza nemmeno presentarsi alla comunità, ma essere dipinti come asini davanti al resto del mondo è davvero troppo. A vendicare l’affronto con un occhio al bilancio ci pensano un imprenditore locale, Maikel Canawati, e soprattutto Walid, palestrato taxista del posto. Con un flessibile ad acqua e l’aiuto della comunità, Walid decide di tagliare il muro della discordia. Obiettivo dichiarato: rivenderlo al maggior offerente.
È da qui che prende il via il film, con musica originale di Federico Dragogna, Victor Kwality e Matteo Pansana, prodotto da Marco Proserpio in collaborazione con Rai Cinema. Il lungometraggio narra, dunque, la storia dello sguardo palestinese su un’arte di strada di matrice occidentale e sui messaggi che la street art veicola sul muro che separa Israele dalla West Bank. Ma è anche il racconto della nascita di un mercato parallelo, tanto illegale quanto spettacolare, di opere di street art prelevate dalla strada senza il consenso degli artisti.
Il film evento alterna riprese fatte in strada in diversi paesi e interviste ad esperti – giornalisti, professori universitari, galleristi, avvocati – e a personaggi chiave del mercato parallelo della street art. Una testimonianza straordinaria che dà voce, per la prima volta, anche a Walid, lasciandogli la possibilità di spiegare la sua scelta di segare, per venderli, i muri offerti da Banksy al popolo palestinese, lasciando decidere al pubblico chi sono i buoni e i cattivi in questa storia, perché, come spesso accade, anche qui è solo una questione di punti di vista. Partendo da alcuni casi concreti di opere finite sul mercato all’insaputa dei loro autori, il lungometraggio affronta tematiche di attualità legate alla comparsa della speculazione nel mercato della street art, al diritto d’autore, al confronto tra culture diverse in un’ottica post-coloniale e al recupero di opere percepite come delle vere e proprie sfide tecnologiche anche da restauratori specializzati nello stacco di affreschi rinascimentali. Si entra con il biglietto di ingresso del Museo.
Foto e Notizie: Ufficio Stampa Distretto Cinema

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