Cultura e Società

Storie e costumi di Briganti italiani

Dalle Collezioni di Arti e Tradizioni Popolari del Museo delle Civiltà

Lunedì 15 aprile sarà la prima Giornata Nazionale del Made in Italy, e per questo l’approfondimento è dedicato questa settimana ad alcuni costumi tradizionali delle Collezioni di Arti e Tradizioni Popolari del Museo delle Civiltà, fulcro della mostra Briganti Eleganti. L’arte della moda maschile in corso al MAXXI-Museo nazionale delle arti del XXI secolo.

Tra i 900 costumi conservati al Museo – provenienti da tutte le regioni dell’allora Regno d’Italia e componenti della raccolta etnografica realizzata per la Mostra Internazionale di Roma del 1911 – vi è anche un gruppo riconducibile al brigantaggio in Italia, che attraversa epoche e luoghi diversi.

Negli inventari dell’ex Museo di Arti e Tradizioni Popolari alcuni documenti testimoniano le storie di abiti da briganti, provenienti prevalentemente dalla Sila (Calabria), tra cui alcuni – come il cappello del noto brigante Antonio Taverna – che possono considerarsi veri e propri cimeli storici.

Si dice che il brigante tenesse il suo cappello in massimo conto e non volle mai venderlo, desiderando lasciarlo in eredità alla contessa Giulia Fabbricotti. Quest’ultima lo convinse però a regalarlo al Museo, dove si sarebbe conservato, con lui, anche il suo nome.

Pare che Taverna abbia pianto nel lasciarlo andare. Si tratta di un esemplare di cappello a cono, che nella tradizione era spesso ornato con nastri in velluto ricadenti sulle spalle, ed era d’uso comune a metà dell’Ottocento nel territorio calabrese. Si dice che lo stesso Garibaldi ne avesse indossato uno simile passando dalla Calabria, nella sua risalita dell’Italia.

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