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Omaggio a Goliarda Sapienza, lo spettacolo a Sala Scicluna

TORINO – Un omaggio all’attrice e scrittrice Goliarda Sapienza nel centenario della nascita. È quanto porta in scena Manuela Marascio sabato 11 maggio alle 20,45 a Sala Scicluna (via Martorelli 78 interno cortile).
Attrice teatrale e neorealista, scrittrice affamata di parole e di vita, una delle più controverse del Novecento, figlia di rivoluzionari antifascisti, talento poliedrico e personalità irriverente, a cent’anni dalla nascita Goliarda Sapienza non smette di emanare un fascino magnetico che trapassa le generazioni.

Una “scrittura dell’anima nuda”, politica e intimista al tempo stesso, la sua, che svela l’estrema problematicità dell’esistenza umana, ma anche la prospettiva di una vita migliore: osando, donandosi e rischiando persino, senza escludere sofferenze, ambiguità, bugie, contraddizioni, paure, desideri e delitti. «Goliarda non esiste. Lei è l’esistenza», dicevano di lei, scherzando, alcuni amici, intendendo un tratto della personalità che caratterizzava sia la donna sia l’artista catanese: mettersi sempre in gioco, con estrema passionalità, richiedendo a sé stessa e agli altri un’autenticità pura e senza sconti.

Il reading-spettacolo vuole omaggiare l’artista attraversandone le pagine più vive, tra taccuini, opere autobiografiche e lettere, in dialogo costante con l’essenziale figura di Modesta, protagonista di
“L’Arte della gioia”, romanzo postumo, rifiutato ripetutamente dagli editori finché Goliarda era in vita, e poi divenuto un caposaldo della letteratura contemporanea. «Goliarda non potrà vedere la sua Modesta in libreria.

Ma so che il dolore non è più suo, è tutto mio per lei. Goliarda Sapienza non è più qui. Però Modesta esiste», scrisse di lei il secondo marito, Angelo Pellegrino, che si spese per la pubblicazione dell’opera e per i dovuti riconoscimenti post mortem. Modesta, personaggio concepito nel decennio 1967-1977, rappresentava un modello femminile che mancava all’interno della letteratura italiana, una protagonista nella quale anche un uomo avrebbe potuto identificarsi, perché non legata a nessun connotato di genere aprioristico. Eppure era “troppo”, per l’epoca: troppo sessualmente promiscua, troppo anarchica nel rifiutare dogmi e sovrastrutture imposte, troppo scabrosa in pensieri e opere, troppo estranea a ogni ordine morale. Troppo libera, forse.

Ed è proprio questo anelito di libertà, il fil rouge che scorre lungo lo spettacolo, seguendo le orme di un’enfant prodige votata precocemente all’arte, che fa la partigiana a 17 anni, che ricerca il sapere nei libri divorati così come nelle esperienze più estreme, provando persino gratitudine verso le anime perse incontrate all’interno del carcere di Rebibbia; che sopravvive a due tentati suicidi e riacquista ferocemente la memoria compromessa dalle sedute di elettroshock, che fuma decine e decine di sigarette al giorno senza mai perdere il lucido e illuminante contatto con la realtà delle cose: «capii che sarei morta presto. Lo capii, senza sofferenza né paura, come ora che sto morta da tanto, e nessun rimpianto mi prende di quella che fu la vita».

I quadri narrativi si alternano a inserti non verbali, puramente fisici ed espressivi, com’è tipico dello stile di Manuela Marascio, autrice, interprete e regista dello spettacolo. Dalla sospensione delle parole viene così emanato l’effluvio di un’eroina santa e dannata, quella Goliarda-Modesta che è luce e tenebra, affascinante e tremenda, capace di una generosità vertiginosa ma allo stesso tempo mai dimentica di sé, delle sue pulsioni e dei suoi anche brutali desideri. Pura gioia di vivere, maestra della più antica e difficile arte della libertà.

Ingresso 10 €, soltanto su prenotazione con messaggio tradizionale o whatsapp al numero 347 9649684.

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