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Omaggio a Venezia nel segno di Vivaldi, Tartini e del Medio Oriente

Con Giovanni Sollima, Federico Guglielmo e Il Pomo d’Oro

Un omaggio a Venezia, naturale crocevia di popoli e culture, che nei secoli ha corrisposto alla speciale vocazione di essere ponte fra Oriente e Occidente. Un paesaggio sonoro immaginario nel segno della contaminazione fra generi, ispirato dalle opere barocche di Antonio Vivaldi. Si intitola Al-Bunduqiyya. Il Concerto Perduto il nuovo personalissimo progetto che il violoncellista e compositore Giovanni Sollima presenta martedì 23 aprile, alle 20.30, all’Auditorium Giovanni Agnelli.

Dopo il fortunato esordio dello scorso anno, l’eclettico virtuoso siciliano torna a Lingotto Musica in compagnia del violino concertatore di Federico Guglielmo, noto studioso di Tartini e della musica strumentale veneziana, e dell’orchestra Il Pomo d’Oro, specialista nella prassi esecutiva storica e già protagonista in stagione nel 2023. «Questo concerto – afferma Sollima – riprende nel titolo l’antico nome di Venezia quale luogo di convivenza di comunità e culture diverse, provenienti dal Mediterraneo, dalle terre del Nord, dal Levante. Uno straordinario lavoro di montaggio di frammenti del passato, della musica classica e popolare, con l’obiettivo di aprire le composizioni a possibilità inedite e regalare alla musica una nuova vita nel tempo attuale dell’esecuzione e dell’ascolto».

Precede il concerto, alle 18.30 in Sala Madrid, la presentazione del volume Vivaldi, il buio e la luce (Clut Editrice, 2024) di Orlando Perera, giornalista, critico e ricercatore vivaldiano. In dialogo con il giornalista, storico e musicologo Nicola Gallino, Perera ripercorre i chiaroscuri che segnarono come un destino la creatività inesauribile e la vita sofferta del “Prete rosso” (ingresso libero).

Il variegato programma della serata, edito da Warner Classics & Erato a gennaio, si apre con l’elaborazione per violino, violoncello e archi di un tipico ballo della tradizione turca, il Karsilama, che con il suo fuoco mediterraneo raggiunse Venezia verso la fine del Quattrocento. Seguono una suggestiva pagina di Tartini ispirata a un sonetto del Tasso e Il Concerto Perduto che Sollima ha ricostruito sulla linea di viola del Concerto vivaldiano per violoncello RV 787, giunto a noi in forma frammentaria.

L’itinerario veneziano continua con il Concerto in si bemolle maggiore per violino e violoncello RV 547 di Vivaldi, gioiello risalente agli anni Venti del Settecento scritto per soliste di spicco fra le trovatelle dell’Ospedale della Pietà. Chiude un altro brano popolare d’impronta esotica, il canto albanese Moje Bokura, che fu conosciuto a Venezia alla fine del Seicento dopo l’annessione del Peloponneso da parte della Serenissima.

Nella seconda parte si ascolteranno altri due brani di Sollima, Moghul (2018), che riecheggia suoni del lontano Oriente, e The Family Tree (2007), ispirato a riflessioni sull’ambiente e sul cambiamento climatico. Chiudono la serata due composizioni che mettono in luce l’esuberanza inventiva e la sensibilità timbrica di cui era capace il “Prete rosso”: il Concerto in fa maggiore “Il Proteo, o sia il mondo al rovescio” e il Recitativo dal Concerto in re maggiore “Grosso Mogul” che ricorda certe struggenti melodie zigane.

Giovanni Sollima e Federico Guglielmo sono due straordinari talenti dei nostri giorni. Palermitano il primo, padovano il secondo, i due sono accomunati da un irresistibile fascino per la ricerca e dalle autorevoli collaborazioni che costellano la loro attività concertistica. Musicista esuberante e versatile, capace di trasformare i propri concerti in esperienze di spettacolo travolgenti avvalendosi anche di strumenti antichi, orientali, elettrici e di sua invenzione, Giovanni Sollima affianca all’attività di solista con grandi direttori e prestigiose orchestre quella di compositore fra i più eseguiti al mondo.

Per il cinema, il teatro, la televisione e la danza ha scritto e interpretato musica per Peter Greenaway, John Turturro, Bob Wilson, Carlos Saura, Marco Tullio Giordana, Alessandro Baricco, Peter Stein, Lasse Gjertsen, Anatolij Vasiliev, Karole Armitage e Carolyn Carlson. Dal 2010 insegna presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, dove è stato insignito del titolo di Accademico. Noto per aver realizzato nel 2012 il progetto “100 Cellos”, ensemble formato da un centinaio di violoncellisti con lo scopo di promuovere la musica come bene comune, si è cimentato in imprese musicali ardite suonando nel deserto del Sahara, sott’acqua e con un violoncello di ghiaccio.

Inaugurata nel 1998 con un album commissionato da Philip Glass per la propria etichetta Point Music, la sua discografia comprende numerosi album per Sony, Egea e Decca. Vincitore dell’Anner Bijlsma Award alla Cello Biënnale di Amsterdam nel 2018, suona un violoncello “Francesco Ruggieri” del 1679. Fra gli interpreti più versatili di oggi, Federico Guglielmo è ugualmente a suo agio come violinista, violinista barocco e direttore d’orchestra. Il suo vasto repertorio si riverbera in un’ampia discografia di oltre 300 titoli che spazia dal primo barocco al Novecento.

Vincitore di importanti concorsi di musica da camera e violino (Viotti, Lorenzi, Vittorio Veneto, Mozart, Parigi, Londra), la sua carriera ha iniziato a prendere slancio nel 1991 con il Primo premio al Concorso Internazionale “Vittorio Gui” di Firenze. Da allora si è esibito nelle più famose sale da concerto internazionali, condividendo spesso il palcoscenico con alcuni maestri del repertorio antico e barocco come Gustav Leonhardt, Sigiswald Kuijken, Christopher Hogwood e Reinhard Goebel.

Il gruppo strumentale che li accompagna si è affermato dal 2012 quale ensemble di eccezionale qualità nel campo dell’interpretazione storicamente informata nei maggiori teatri al mondo. Il Pomo d’Oro prende il nome dall’opera che Antonio Cesti scrisse nel 1666 per celebrare le nozze dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo con la principessa Margherita Teresa di Spagna. Particolarmente ricercato come partner di cantanti, sia per recital solistici sia per intere opere del periodo barocco e classico, ha collezionato una vasta galleria di incisioni, molte delle quali pluripremiate. È ambasciatore ufficiale di El Sistema Greece, progetto umanitario che offre un’educazione musicale ai bambini rifugiati nei campi profughi greci.

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